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4. Installazione, configurazione e manutenzione

4.1 Configurazione dei dischi

Questo paragrafo descrive le strategie di partizionamento dei dischi. Il nostro scopo è mantenere le strutture virtuali delle macchine organizzate in modo tale che siano tutte logiche. Stiamo constatando che i mapping fisici alle strutture logiche non sono sostenibili quando l'hardware e il software (sistema operativo) cambiano. Attualmente, la nostra strategia è la seguente:

nodi dei cluster:

partizione 1 sul disco di sistema               - swap   (2 * RAM)
partizione 2 sul disco di sistema               - /      (il resto dello spazio del disco)
partizione 1 su un disco addizionale    - /maxa  (tutto il disco)

server:

partizione 1 sul disco di sistema               - swap  (2 * RAM)
partizione 2 sul disco di sistema               - /     (4-8 GB)
partizione 3 sul disco di sistema               - /home (il resto dello spazio del disco)
partizione 1 sul disco addizionale 1    - /maxa (tutto il disco)
partizione 1 sul disco addizionale 2    - /maxb (tutto il disco)
partizione 1 sul disco addizionale 3    - /maxc (tutto il disco)
partizione 1 sul disco addizionale 4    - /maxd (tutto il disco)
partizione 1 sul disco addizionale 5    - /maxe (tutto il disco)
partizione 1 sul disco addizionale 6    - /maxf (tutto il disco)
partizione 1 su disco/i addizionale/i   - /maxg (spazio totale sui dischi)

desktop:

partizione 1 sul disco di sistema               - swap   (2 * RAM)
partizione 2 sul disco di sistema               - /      (4-8 GB)
partizione 3 sul disco di sistema               - /spare (il resto dello spazio del disco)
partizione 1 sul disco addizionale 1    - /maxa (tutto il disco)
partizione 1 su disco/i addizionale/i   - /maxb (spazio totale sui dischi)

Si noti che nel caso di server e desktop, maxg e maxb possono essere un singolo disco o un agglomerato di dischi.

4.2 Configurazione dei pachetti software

Installare un insieme minimale di pacchetti per la collettività. Gli utenti possono configurare i desktop come vogliono, fermo restando che la struttura virtuale è mantenuta come descritto sopra.

4.3 Installazione e manutenzione del sistema operativo

Strategia personale di clonazione

Io credo nell'utilità di avere un sistema completamente ditribuito. Ciò significa che ogni macchina ha una copia del sistema operativo. Installare il SO su ciascuna macchina manualmente è scomodo. Per ottimizzare questo processo, prima installo e configuro una macchina esattamente come voglio. Poi creo un file tar compresso dell'intero sistema e lo metto su un CD-ROM di avviamento che infine clono su ogni macchina del mio cluster.

I comandi che uso per creare il tar sono i seguenti:

tar -czvlps --same-owner --atime-preserve -f /maxa/slash.tgz /

Uso uno script che si chiama go che prende in input un numero di macchina, scompatta il file slash.tgz dal CD-ROM e sostituisce l'hostname e l'indirizzo IP nelle locazioni appropriate. Una versione dello script go e i relativi file input si trovano a: http://www.ram.org/computing/linux/linux/cluster/. Questo script dovrà essere modificato in base alla configurazione del vostro cluster.

Per fare questo lavoro uso Custom Rescue Disk di Martin Purschke ( http://www.phenix.bnl.gov/~purschke/RescueCD/) per creare su un CD di avviamento un'immagine contenente il file .tgz che rappresenta il sistema clonato, come pure lo script go e altri file relativi. Tutto ciò è impresso su un CD-ROM.

Ci sono parecchi documenti che descrivono come creare un proprio CD di avviamento, compreso il Linux Bootdisk HOWTO ( http://www.linuxdoc.org/HOWTO/Bootdisk-HOWTO/), che contiene anche dei link ad altri dischi di boot/root preconfezionati.

Ora avete un sistema grazie al quale tutto quello che dovete fare è inserire un CDROM, accendere la macchina, andare a prendere un caffè (o una lattina di coca) e tornare a vedere un clone completo. Ripetete questo processo per tutte le macchine che avete. Questa procedura ha funzionato meravigliosamente bene per me e se avete qualcun altro che effettivamente fa il lavoro (di inserire e rimuovere i CDROM), allora è l'ideale. Nel mio sistema, specifico l'indirizzo IP specificando il numero della macchina, ma questo potrebbe essere completamente automatizzato con l'uso di DHCP.

Rob Fantini ( rob@fantinibakery.com) ha contribuito alle modifiche dei suddetti script che ha usato per clonare un sistema Mandrake 8.2 accessibili all'indirizzo http://www.ram.org/computing/linux/cluster/fantini_contribution.tgz.

Pacchetti per la clonazione e la manutenzione

FAI

FAI ( http://www.informatik.uni-koeln.de/fai/) è un sistema automatico per installare un sistema operativo GNU/Linux Debian su un cluster di PC. Potete prendere uno o più PC vergini, accenderli e dopo pochi minuti Linux sarà installato, configurato e funzionante sull'intero cluster, senza necessità di alcuna interazione.

SystemImager

SystemImager ( http://systemimager.org) è un software che automatizza l'installazione di Linux, la distribuzione del software e la rapida produzione.

DHCP e indirizzi IP fissi

Se avete configurato il DHCP, non avete bisogno di risistemare gli indirizzi IP e la relativa parte può essere rimossa dallo script go.

Il DHCP ha il vantaggio di non farvi affatto impazzire con gli indirizzi IP, posto che il server DHCP sia configurato in modo esatto. Ha però lo svantaggio di dipendere da un server centralizzato (e come ho detto, io tendo a distribuire le cose quanto più è possibile). Inoltre, legare gli indirizzi delle schede ethernet agli indirizzi IP può essere scomodo se volete sostituire macchine o cambiare hostname spesso.

4.4 Problemi hardware noti

L'hardware in generale ha funzionato veramente bene. Problemi specifici sono elencati di seguito:

Le macchine AMD bi-processori 1.2 GHz dissipano molto calore. Due in una stanza fanno aumentare significativamente la temperatura. Mentre potrebbero essere adatte come desktop, il raffreddamento e il consumo di energia quando le si usa come parte di un grosso cluster vanno considerati. La configurazione AMD Palmino precedentemente descritta sembra funzionare veramente bene, ma di sicuro raccomando di avere due ventole nell'alloggiamento--questo ha risolto tutti i nostri problemi di instabilità.

4.5 Problemi software noti

Alcuni eseguibili tar a quanto pare non creano un file tar nel modo che ci si aspetta (specialmente per quanto riguarda il riferimento e il de-riferimento dei link simbolici). La soluzione che ho trovato è usare un eseguibile tar che funzioni correttamente, come quello fornito da RedHat 7.0.


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