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Editoriale


In ricordo di Ettore Perazzoli

Di solito non è il sottoscritto a scrivere l'editoriale del PLUTO Journal.
Di solito il giornale è diretto da Giampaolo Podda.

Queste due consuetudini, almeno per questo numero, vengono stravolte. Il magazine del PLUTO sarà diretto per un certo lasso di tempo da Claudio Cattazzo, già provetto coordinatore di ILDP e questo editoriale è ad appannaggio del sottoscritto, come successe qualche tempo fa in occasione della scomparsa di Fabrizio Polacco. Si tratta di una situazione temporanea, legata ad alcuni cambiamenti che stanno per avvenire in seno al team del PLUTO Journal, che porteranno alla realizzazione di numeri sempre più puntuali e ricchi di contenuti.

Detto questo, è d'obbligo parlare di una grande figura del software libero italiano: Ettore Perazzoli, nato nel 1974, mancato a soli 29 anni nella notte del 10 dicembre 2003. Mi pare dovuto, dati gli sforzi e le energie che Ettore ha profuso per la comunità del software libero. Questo poliedrico programmatore ha partecipato a molti progetti di calibro internazionale, per la realizzazione di software quali VICE (l'applicazione che permette di emulare diversi modelli di Commodore) e del file manager Nautilus. È stato anche il capo progetto di Evolution.

Ricordo con commozione l'entusiasmo di una insegnante dell'I.T.C. "Federico Cesi" di Terni che, durante il PLUTO Meeting 2001, aspettava con entusiasmo l'arrivo del suo amato beniamino, per conoscerlo e complimentarsi con lui per la realizzazione del MUA/PIM Evolution, dato che lo utilizzava da non molto avendo da poco scoperto il mondo del software libero. Il suo entusiasmo si smorzò improvvisamente mutandosi in delusione quando le comunicammo che Ettore non poteva essere presente per cause di forza maggiore.

Purtroppo non ci sarà un'altra occasione per conoscerlo.

Ettore era davvero un mito: potrei parlarvi di lui facendo la disamina di quello che sapeva fare, di come il codice gli scorresse sotto i polpastrelli, sulla tastiera, per poi finire nel fido pc come nel più naturale dei gesti quotidiani, come quando ci si allacciano le scarpe. Ma non era quella la sua peculiarità maggiore: Ettore era una bella persona, dentro, e non lo faceva né vedere né pesare. Non era come certi programmatori si serie B che solo per il fatto di saper scrivere due righe di codice si autoincensano fino alla nausea, risultando boriosi ed insopportabili a chiunque.
Era uno a cui piaceva programmare, stare in compagnia, scherzare e parlare di software libero.

Pari fra i pari.

È una qualità molto difficile da trovare al giorno d'oggi. Ancora più difficile, dopo la sua scomparsa.

Grazie Ettore, per tutto quello che hai fatto per il software libero.

Ci mancherai un sacco.

Simone Stevanin


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