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Editoriale


Ritorniamo...

Dopo una luuuuuuuunga (ci sono abbastanza "u"? Mi pare di sì) pausa ecco a voi una nuova uscita del giornale. Purtroppo quello che ho dichiarato durante una intervista di qualche tempo fa a un webzine si è verificato per causa mia: a causa di impegni lavorativi e di studio il sottoscritto è rimasto assente dalla redazione per qualche mese, con la conseguenza che l'iter dei lavori per fare uscire il numero che state leggendo ora è andato a rilento, fino a fermarsi per un bel po'. Dopo così tanto tempo uno si aspetta di poter scrivere un editoriale pieno zeppo di mirabolanti notizie: dall'ultima volta che ci siamo sentiti abbiamo un governo nuovo di zecca, gongolante di promesse esattamente come quello precedente. Ci si aspettava la dichiarazione che, volendo divenire ad un risparmio di gestione per la Pubblica Amministrazione, qualcuno dei ministri di questa neonata compagine governativa avesse pensato a quanti milioni di euro vengono letteralmente buttati ogni anno per l'acquisto di licenze di software proprietario che per la maggior parte può essere rimpiazzato con prodotti liberi a costo zero (OpenOffice su tutti, per partire, ma poi anche il sistema operativo).

Macché, niente di niente, solo tagli di spesa che prevedono riduzioni generiche di auto blu e altre quisquilie quando le rivoluzioni da fare sarebbero ben altre. Prima di tutto nella testa dei dirigenti, di quelli che comprano e firmano le autorizzazioni di spesa all'interno delle strutture pubbliche: cresciuti a suon dei prodotti della solita casa produttrice spesso manco sanno che c'è un'alternativa libera, sicura, gratuita. Se fin dalle elementari le maestre insegnano ai bambini ad usare il notissimo programma di videoscrittura della casa di Redmond cosa possiamo aspettarci ci sia nella testa dei dirigenti del futuro se non l'idea che per scrivere serva ed esista solo e solo quel software? Vi immaginate ragazzini convinti che gli SMS si possano inviare solo con quel telefono e di quella marca? Sarebbe una barzelletta! Anche la scusa che è difficile migrare da un programma all'altro non tiene: se i ragazzini hanno imparato a mandare SMS lo fanno con qualsiasi tipo di telefono e firmware, basta dargli il tempo di capire le differenze ed adattarsi. Ci mettono due minuti. Magari si facesse come a Detroit, quando nel 2003 una scuola superiore è passata da software proprietario a Linux e OpenOffice con risultati migliori di quanto ci si aspettasse, un risparmio di circa 100.000 dollari in due anni convertendo 110 macchine a software libero. Questi sono fatti, non le solite generiche promesse di risparmio di tutti i governi italiani dell'era informatica. Dalla scuola alla sanità il passo è breve: software pagati centinaia di migliaia di euro che girano su piattaforme proprietarie e che debbono essere ogni volta reinventati.

Cosa vuol dire? Che per fare una cartella medica o infermieristica informatizzata si paga una software house che realizza un prodotto ad hoc con licenza esclusiva. Rigorosamente chiusa e proprietaria. E i dati vengono salvati in un grande database, gestito da software proprietario anch'esso. E che ogni ospedale ha una propria cartella, diversa da quelle degli altri, e che non si può attingere alla cartella degli altri per modificarla ed adattarla alle proprie esigenze usando lo stesso software per via della licenza proprietaria. C'è qualche speranza che le cose cambino? Possiamo fare qualcosa? Sì, tanti di noi ci stanno lavorando ogni giorno, spiegando a tutti cosa sia il software libero e indicando alternative libere a chi ha bisogno di aiuto. Ma non è solo questo che bisogna fare: occorre spiegare a chi si occupa del parco software delle aziende pubbliche che non si può bocciare OpenOffice solo perché "è carino, ma ci mette troppo tempo ad avviarsi rispetto al software che abbiamo". Cinque secondi in più per avviare un programma che le segretarie avviano alle 8 del mattino e tengono ridotto sulla barra delle applicazioni per ripristinarlo in un secondo quando serve, valgono ben meno delle centinaia di migliaia di euro che si risparmierebbero in un anno. Ma i "capoccia" non lo sanno, e firmano preventivi d'acquisto convinti di fare la cosa migliore di questo mondo, perché grazie ad un programma di acquisto di massa di licenze hanno fatto risparmiare alla propria azienda ben mille euro (e magari ne hanno spesi venti o trentamila). C'è di che deprimersi...

Buona lettura!

Simone Stevanin




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