[precedente] Fiaba - Copertina - Localizzare [successivo]

Articoli


Perché Free Sofware

Intervista all'autore di ``I raccoglitori di erbe e di serpenti''.

[D:] Ho letto la fiaba sul software `libero', non ti sembra eccessivamente schematica?

[R:] La forma fiabesca serve a spogliare l'argomento dagli elementi secondari inessenziali evidenziando così la vera natura del software.

L'accostamento tra `software' e `ricetta', cioè la ricetta di una pozione o di un farmaco, o anche la ricetta di cucina, mi sembra possa spiegare bene l'essenza di cosa sia veramente il software. La ricetta è indispensabile ma che quello che poi utilizzi è la pozione, ma la pozione senza ricetta non può esistere, sarebbe solo un coacervo di materiali disordinato e inutile. La ricetta, incarnandosi nella materia la fa diventare pozione.

Inoltre nella fiaba si vuol sottolineare il primato della ricerca libera, dello scambio di informazioni senza alcun impedimento, della condivisione della conoscenza, che sono fondamentali per lo sviluppo dell'umanità. Si denuncia infine che la ricerca fatta in ambienti liberi ma asserviti agli interessi dei grandi gruppi privati potrebbe provocare grandi danni alla comunità.

[D:] Il software non rientra nella categoria della ricerca, è una tecnica applicativa di principi scientifici già acquisiti che in genere non viene fatta nelle Università ma nei laboratori privati e quindi deve venir protetta.

[R:] Per prima cosa non è vero che non si scriva software nelle Università, se ne scrive molto. Il software, la `ricetta' della fiaba, appartiene alla categoria della informazione scientifica e tecnica e quindi alla più ampia categoria della ricerca. Anche il software deve essere pubblicato, deve essere condiviso tra i programmatori per permetterne la crescita e lo sviluppo ed evitare inutili duplicazioni di sforzi.

[D:] Cosa intendi esattamente per per software `libero'?

[R:] Negli anni '50 e '60 il software era un qualcosa che veniva dato assieme alla macchina, era liberamente modificabile e copiabile. Nei laboratori di ricerca americani sono stati fatti molti passi in avanti nei calcolatori proprio grazie a questa libertà.

Nei laboratori di Harvard non si installavano programmi se i sorgenti non erano liberamente disponibili.

Successivamente una parte del software diventò proprietario, protetto, chiuso. Non poteva venir modificato se non dalla Società che lo aveva scritto e ovviamente non poteva venir copiato.

A meta degli anni '80 Richard Stallman, un programmatore del MIT convintosi che in quel modo non si poteva fare ``la cosa giusta'', decise di fondare la Free Software Foundation che aveva, ed ha tuttora, il fine di scrivere software `libero', condivisibile da tutti i programmatori.

I programmatori che aderiscono ai principi della Fondazione hanno scritto un numero considerevole di ottimi programmi, largamente utilizzati in tutto il mondo.

La Free Software Foundation ha messo a punto uno strumento legale, la General Public Licence, per far sì che un programma `libero' una volta messo a disposizione della collettività resti `libero' in tutta la sua successiva evoluzione. In sostanza un programma rilasciato sotto la General Public Licence (GPL) può venir copiato, modificato e ridistribuito a condizione che la copia ridistribuita, modificata o meno, sia rilasciata ancora secondo la GPL.

Agli inizi del '90, uno studente dell'università di Helsinki decise di scrivere un sistema operativo tipo Unix per il PC, sotto licenza GPL, lo diffuse in Internet e in breve tempo, grazie alla cooperazione di centinaia di programmatori di ogni nazionalità, Linux, questo è il nome di questo nuovo sistema operativo, si è diffuso in tutto il mondo.

Si stima ci siano oggi 5 milioni di sistemi Linux installati.

[D:] Il software viene rilasciato sotto protezione delle leggi sul Copyright per difendere gli autori e i produttori. Come pensi che si possa fare diversamente?

[R:] Per prima cosa ci sono nel mondo migliaia di programmatori che scrivono programmi che vengono rilasciati sotto licenza GPL. Questo è un fatto. Sono studenti, ricercatori, programmatori di Laboratori pubblici o privati che desiderano condividere il loro codice con altri.

Hanno il corretto atteggiamento di chi ha a cuore lo sviluppo scientifico e la diffusione del sapere.

Per quanto riguarda il Copyright, il discorso è un po più complicato, ma vale la pena di accennarvi perché su questo punto esiste una certa disinformazione. Il Copyright è una conseguenza dell'invenzione della stampa, le legislazioni sul Copyright sono nate per proteggere l'editore da editori concorrenti e l'autore è protetto di conseguenza.

Esiste un patto sottostante le legislazioni sui Copyright che può esprimersi così: voi autori ed editori divulgate il testo letterario, lo portate a conoscenza di molte persone, in cambio ricevete delle protezioni. Il software non è un opera letteraria godibile di per sé. Deve incarnarsi in una macchina per diventare fruibile. Io posso leggere un libro e così lo fruisco completamente. Non così il software che non posso leggere. Posso bere la `pozione' ma la `ricetta' mi viene tenuta nascosta. Viene a mancare un presupposto importante del patto.

Ma questo è solo un aspetto del problema. Ben più grave è la prassi che le Società di Software hanno imposto alla collettività, quella della `licenza d'uso individuale'. Posso passare di mano un libro ad un amico o a un collega. Una azienda non è obbligata a comperare tanti Manuali dell'ingegnere quanti ingegneri impiega.

Col software è diverso: se a scuola ho 20 computer devo acquistare VENTI copie di software.

Per controllare che non ci siano copie cosiddette abusive le Società di Software usano mandare la polizia e non esitano ad incoraggiare la delazione.

Non si può evidentemente pensare seriamente di poter controllare centinaia di milioni utenti sparsi in tutto il mondo se non introducendo pratiche da `Grande Fratello', costose, illiberali e protervie.

[D:] Il software è diverso da un libro, si copia con estrema facilità e inoltre la copia è esattamente uguale all'originale, mentre una fotocopia di libro non è la stessa cosa del libro.

[R:] È vero, un dischetto si copia con poche lire e ci sono dappertutto le macchine per farlo. Ma la facilità di riprodurre è un bene, non è un male, così come è un bene che sia stata inventata la macchina per stampare.

Solo nelle società dittatoriali il riprodurre è visto come un pericolo, un potenziale delitto, anche una macchina delle fotocopie è sospetta.

Chi opera nel settore del software, non può non tener presente una realtà così importante, quale la facilità di copiare. Già negli anni '70, alle prime schermaglie che videro opposti l'allora studente Bill Gates e le associazioni di utenti di computer, fu chiaro che solo se il software avesse avuto un prezzo che scoraggiasse la copia o il passa mano, si sarebbe venduto.

Le grandi Case per ora sono vincitrici e, grazie a vigorosi supporti politici, sono riuscite a far passare il messaggio che la licenza d'uso individuale è `giusta' e che prestare un dischetto è un ``furto''.

Ma non credo questa storia durerà ancora tanto a lungo. Mi pare che i produttori di giochi, pur scrivendo sulla confezione ``vale per un solo computer'', non pensino seriamente che sia possibile fermare il passa mano e che realisticamente prendano atto che un certo numero di copie verranno prestate e ne tengano conto nei loro programmi di vendita.

Esattamente come fanno gli editori di libri.

[D:] Anche se le Società di Software accettassero di eliminate le clausole della licenza individuale, non sarebbero d'accordo a distribuire software `libero'.

[R:] Questo è vero, l'abolizione delle pratiche restrittive della `licenza d'uso individuale' avrebbe poco a vedere con il software `libero'. Sarebbe comunque una gran bella cosa in quanto permetterebbe almeno il passa mano e l'utilizzazione dei programmi da molte più persone nel mondo similmente a quello che succede con i libri.

Nessuno sostiene che tutti i programmatori debbano scrivere obbligatoriamente software `libero', voglio però sottolineare che il software `libero' è meglio per il programmatore, per l'utilizzatore e per il Committente e che questa prassi deve essere aiutata e incoraggiata.

È meglio per il programmatore perché può liberamente riutilizzare codice di altri per fare il suo lavoro meglio e più rapidamente. Inoltre, non è obbligato ad avere sempre un avvocato alle spalle che controlli che ogni riga che scrive non violi il Copyright di altri.

È meglio per l'utilizzatore perché può installarne quante copie vuole, perché può modificare i programmi secondo le sue esigenze.

[D:] Ma quale programmatore scriverà più una riga di software se è ``libero'', se nessuno paga per installarlo?

[R:] Ci sono decine di migliaia di programmatori al mondo che scrivono software `libero', e `libero' non significa gratuito. Per esempio la Corel Computer vende una macchina completa di software e questo software e stato rilasciato liberamente sotto licenza GPL. Chi ha scritto quel codice è stato pagato.

Molti programmatori scrivono codice espressamente per Committenti ai quali non interessa avere codice proprietario e quindi lo rilasciano sotto licenza GPL.

[D:] Ma il programmatore è un autore e quindi è naturale che voglia godere dei vantaggi economici derivantigli dal diritto d'autore.

[R:] Ho già detto che il programmatore che desideri scrivere software protetto lo può fare se si sente di farlo, ma non deve pretendere che quello sia il solo modo di rilasciare codice né che sia eticamente corretto. Diverso è il caso dei programmatori che lavorano nelle Università e negli Istituti di ricerca liberi, mi sembra che questi siano eticamente obbligati a rilasciare tutto il software che scrivono sotto licenza GPL.

[D:] Ma il mondo va avanti se ci sono Società che fanno nuovi investimenti. Questi investimenti sono sempre più importanti specie nel software e quindi hanno bisogno di maggior garanzie.

[R:] Questo talvolta è vero, ma questi sistemi di garanzie non devono venir fatti a spese degli utenti e dello sviluppo, non devono provocare ingessature allo sviluppo o giustificare monopoli e posizioni dominanti.

Ma talvolta è vero proprio il contrario.

Per esempio è evidente che Internet si è sviluppata nel modo vertiginoso che sappiamo proprio in quanti basato su un codice `libero'. Esistevano sistemi di trasmissione proprietari da tempo, ma nessuno si è imposto così universalmente e rapidamente proprio in quanto era `proprietario'.

[D:] Il software proprietario, proprio perché fatto con grandi mezzi e da professionisti è sicuramente migliore di quello `libero'.

[R:] Non è vero. Esiste ottimo software `libero' sviluppato gratuitamente nella comunità del Free software. Basti citare il progetto GNU e Linux.

[D:] Comunque le grandi Società preferiscono il software proprietario in quanto dà loro più garanzie.

[R:] Garanzia vuol dire aver scritto bene, vuol dire aver verificato i prodotti a lungo e in condizioni diverse. Vuol dire anche offrire un servizio di assistenza. Un'applicazione libera come il kernel Linux è stato scritto da centinaia di programmatori e verificato da migliaia o forse centinaia di migliaia di utenti su molte piattaforme.

Quindi non vi possono essere dubbi sul fatto che sia stato scritto con larghezza di mezzi e che sia stato verificato. L'assistenza alla installazione e all'utilizzazione di software `libero' viene fornita da apposite società. Ne esistono già diverse al mondo ma è evidente che il loro numero deve ampliarsi.

[D:] Il Committente, la grande Banca o Industria, vuole software protetto non vuole software `libero'.

[R:] Mi pare che i Committenti siano molto più protetti acquistando applicazioni `libere', cioè con Licenza GPL, in quanto così sono liberi di installarne quante copie vogliono e di modificarle anche in tempi successivi. Cosa che con le licenze proprietarie non possono fare.

Questo dovrebbe far riflettere molti Committenti che si trovano con degli applicativi senza sorgenti dove nessuno riesce a mettere le mani, perché scritti anni prima da Società di software scomparse.

Con il software GPL questo non può accadere, i sorgenti sono sempre disponibili e qualsiasi programmatore può metterci le mani, aggiornarlo e modificarlo ed ha il diritto di farlo.

[D:] Ma il Committente vuole avere posizioni di vantaggio sui suoi concorrenti quindi vuole l'esclusività d'uso della licenza.

[R:] L'esclusività chiesta da un Committente su un pacchetto ordinato ad hoc ad un programmatore, non ha niente a che fare con la pratica delle grandi Softwarehouse di rifiutarsi di dare i sorgenti e di pretendere le licenze d'uso individuali.

Esiste comunque una formula che può dare un vantaggio al Committente rispetto ai suoi concorrenti, quella dell'auto limitazione dell'autore del programma che accetta di non diffondere a terzi l'applicativo per un certo periodo di tempo, dopo il quale l'applicazione diventa libera a tutti gli effetti. È un compromesso accettabile se la durata dell autolimitazione è breve. Bisogna ricordare che la licenza GPL regola la distribuzione del software, senza obbligare a distribuire alcunché.

[D:] Come vedi il futuro del software `libero'?

Credo che molti sistemi operativi e molti applicativi di sviluppo diventeranno liberi in breve tempo. Si tornerà alla situazione degli anni '60, quando il sistema operativo era visto come il manuale della macchina e circolava liberamente.

Oggi oltre alla Corel Computer che come abbiamo detto sta proponendo un Network Computer completo di software con licenza GPL, vediamo altre grandi case affacciarsi al mondo Free Software, Netscape ha rilasciato il suo browser liberamente, il codice sorgente è scaricabile dalla rete ed è liberamente modificabile e reinstallabile. Anche IBM sta pensando di rilasciare il sistema OS/2 sotto una licenza libera.

Il software `libero' troverà un humus ideale nelle scuole e nelle Università e ovunque si sviluppi software dedicato a utilizzi specifici.

Credo che molte case di software continueranno a produrre applicativi specifici commerciali o giochi ma che saranno costrette dai fatti a distribuirli senza licenze d'uso individuali similmente a quanto accade nel settore dei libri. Microsoft permettendo.

di Giulio Mazzolini


[precedente] Fiaba - Copertina - Localizzare [successivo]