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Editoriale


Dedicato a Fabrizio

Di solito un editoriale non è altro che un articolo di fondo, firmato oppure no, che riflette il pensiero della direzione di un giornale. Solitamente vi si fa la disamina con senso critico di fatti o accadimenti abbastanza recenti. In questo editoriale ricorderemo una figura molto importante per il Pluto, Fabrizio Polacco, scomparso recentemente per una di quelle malattie che non risparmiano nemmeno chi è animato da una incontenibile voglia di vivere.

Fabrizio, mi si racconta non avendo il sottoscritto avuto la fortuna di conoscerlo, era una persona che non amava i riflettori e nemmeno che la gente parlasse di lui. Era uno, insomma, a cui interessavano Linux ed il software libero, senza secondi fini, senza tanti giri di parole.

Spero mi perdonerai, caro Fabrizio, se proprio con questo scritto ho voluto contravvenire a quelle che erano le tue abitudini.

Potrei descrivervi sommariamente chi era e quello che ha fatto, ma sarei assolutamente impreciso. Per questo, e li ringrazio per aver voluto contribuire a questo editoriale, racconteremo la figura di "Fab" attraverso le parole di chi lo conosceva bene. Nel giornale, inoltre, troverete un suo "vecchio" articolo, con la lettura del quale potrete apprezzare quale fosse la sua voglia di sezionare le cose alla ricerca della loro natura ed essenza.

Dice di lui il primo coordinatore del Pluto, Davide Barbieri:

«Fabrizio iniziò la sua attività nel mondo Linux cercando l'eldorado, cioè creare la migliore distribuzione Linux esistente. Ricordo che quando mi contattò con il suo progetto fui molto scettico, perchè credevo che il "Fab" fosse uno dei soliti ragazzini che voleva tentare l'impossibile tanto per dare sfogo al proprio ego. "Fab", invece, non era un ragazzino: era uno che nella vita ne aveva viste un po' di tutti i colori, e parlava sempre con saggezza dall'alto della sua esperienza.

Iniziò a provare tutte le distribuzioni esistenti, prima di crearne una propria, e scrisse articoli per il Pluto Journal di allora, che ancora oggi si possono leggere. Scoprì, dopo un attento e intelligente studio, che non poteva creare la distribuzione "super", ma che Debian era la distribuzione che più si avvicinava al suo ideale.

Iniziò così a collaborare in Debian, ai tempi di Bruce Perens, diventandone uno dei maggiori sviluppatori dell'epoca. Entrò anche nel Pluto, sempre più attivamente, e tutti iniziammo a conoscerlo per le mail sempre critiche e puntualizzanti nel modo giusto, che ci giungevano in lista dalla sua casa in Finlandia.

Riusciva sempre a capire il problema, a sviscerarlo e a trovarne tutti i pregi e i difetti, così poteva sempre farsi una opinione giusta e concreta, indicando poi a noi la via per la soluzione.

Credo che nel Pluto abbia portato una dimensione nuova, più qualitativa che quantitativa: ci portò verso il software libero e verso la sua filosofia, più che semplicemente verso Linux.

Diventò coordinatore nazionale del Pluto: con lui compimmo un salto di qualità, anche se molti non compresero certe sue decisioni. Di sicuro chi di noi si fermò a pensare e a ragionare su ciò che ci diceva il "Fab", ora è consapevole al massimo dell'importanza del software libero e della libertà come massima espressione dell'essere».

Dice di lui Paolo Didonè:

«"Fab" era un grande amico. Era un omone grande e grosso, ed era grande anche dentro. Non si fermava mai a guardare le cose da fuori, ma quasi ossessivamente le sviscerava, le discuteva, le analizzava. "Fab" voleva capire le cose. È capitato di passare ore, anche notti intere a parlare.

"Fab" adorava la pizza e la birra. E adorava il software Libero. Era molto più di una passione: ci credeva. E grazie un po' anche a lui che ci credo anche io».

Purtroppo, il 30 Marzo 2001 "Fab" ci ha lasciato. E adesso, senza ombra di dubbio, è là dove non solo il software è libero, ma la libertà stessa trova il senso più alto della sua espressione.

Grazie Fabrizio, da parte di tutti noi.

di Simone Stevanin


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