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Mozambico


Libertà (informatica) in Mozambico

di Giancarlo Pegoraro

L'articolo...

Descrizione della realtà informatica, e non solo, in uno dei paesi più poveri del mondo: il Mozambico.



Scrivere su Mozambico e Software Libero è alquanto problematico perché quest'ultimo si inserisce in un contesto dove la parola "libertà" ha un significato molto ambiguo.

Ma andiamo con ordine, prima le presentazioni. Almeno saprete con che matto avrete a che fare.
Mi chiamo Giancarlo Pegoraro e sono originario della provincia di Mantova, precisamente di Castelgoffredo.

Vivo in Mozambico ormai da quattro anni, tre dei quali nel "Mato". Gli indigeni chiamano così i posti sperduti dell'interno. Sono un volontario, per la precisione un Missionario Laico della Consolata. La mia mansione è fare il "factotum". Che che vuol dire? La caratteristica principale di questa figura è il non dover maneggiare la penna, che non è proprio il mio forte.

Mi occupo di impianti idraulici per l'approvvigionamento di acqua, sistemo impianti elettrici e ne faccio di nuovi. Dove non arriva la rete elettrica gestisco generatori sia dal lato del motore a scoppio che da quello del generatore elettrico. Cerco di sostituire l'energia generata dai combustibili fossili con quella alternativa, cercando di conciliare i costi di gestione e reperimento materiali. Il mio pezzo forte, dopo l'elettricità, è la meccanica in genere, in particolare quella motoristica. Ho affrontato anche il settore delle telecomunicazioni, partendo dai telefoni "normali" (poca cosa) ed occupandomi pure delle radio, anche in posti sperduti della foresta.
Ho detto tutto? No! Ultimamente mi occupo anche di informatica, anche se su per giù saranno sei o sette anni che mi documento a riguardo, dei quali solo uno seriamente, soprattutto per mancanza di materia prima. Penso sia importante dire anche che sono uno scout tutt'ora censito nell'Agesci: questo vuol dire che ho avuto a che fare con la montagna, nelle sue varie rappresentazioni.
Sono in Africa per cercare di lasciare questo mondo meglio di come l'ho trovato.
Adesso basta... No, manca una cosa: qui in Africa non prendo una lira, pardon euro. Della serie "se non son"... Ehm ehm...
Per illustrarvi le motivazioni di tutto questo vi rimando ad un'altra puntata, perché sono notevolmente fuori tema.

Software Libero in Mozambico? La situazione generale, prima di tutto. Forse non tutti lo sanno ma in Mozambico non c'è la guerra e per di più da circa dodici, sofferti, anni. Il Mozambico è uno dei fanalini di coda quando si parla di sviluppo. Come tutti i paesi africani che si rispettino la corruzione rappresenta un fenomeno che svetta in cima alla lista dei problemi. Non che in Italia si stia meglio ma è tutta un'altra cosa da queste parti. Nonostante sia pienamente in linea con le direttive della banca mondiale sullo sviluppo, nel Mozambico i processi economici non hanno sviluppi positivi con tempi sufficientemente rapidi: qui tutto è fermo, se non addirittura con la retromarcia inserita.
Le multinazionali la stanno facendo da padrona creando sempre nuove dipendenze.
In Mozambico quanto a produzione extra agricola (industriale) abbiamo una sezione della Coca Cola e alcune ditte inserite nel settore alimentare. Questo proprio qui a Nampula, con oltre due milioni di abitanti. Per il resto nisba. Quello che si è sviluppato molto è il commercio ma, da una mia indagine condotta in special modo quando faccio compere alimentari e simili, deduco che i fornitori sono ridotti all'osso, due o tre al massimo.
Praticamente tutti vendono la stessa cosa. Anche nel settore della meccanica, se escludiamo le tre case produttrici di automobili (Toyota, Nissan, Mitsubishi) che hanno un concessionario con prezzi da mal di testa, la solfa non cambia. Per trovare officine meccaniche con con un po' di attrezzatura per l'esecuzione di pezzi particolari in ferro occorre recarsi in quella della locale ferrovia, che non ha tempo perché deve lavorare per se stessa.
Occorre che sia chiaro che l'Africa, in generale, non è terreno per i tecnici. Molti di loro si sono fracassati le ossa in questa terra. Qui anche l'assurdo può funzionare, come il contrario. Non chiedetemi come e perché: devo essere sincero, non l'ho ancora capito. È anche vero che, parlando di automobili, non conta il tempo di utilizzo della macchina in questione ma l'utilità, quando ne è presente una. Perciò abbiamo automobili quasi costantemente ferme, con avarie di vario grado. In una mia ormai datata indagine ho calcolato un fermo macchina per avaria pari a centosessanta giorni l'anno, che per la popolazione indigena era normale!

Dopo queste premesse descrittive di carattere generale addentriamoci con decisione nel settore dell'informatica.
La maggioranza degli istituti commerciali viaggia ancora con carta e penna, con in testa, di pari passo, il settore amministrativo pubblico e privato in tutti i suoi ordini e gradi.
Chi usa il computer è gente facoltosa, oppure qualche istituto commerciale di grandi dimensioni. Le banche sui loro terminali hanno installato Windows 98 se non Windows 95 e, se ho visto bene, il server è un Microsoft Server 2003. La locale Teledata, il provider web di cui mi servo, nel suo internet cafè ha terminali con Windows XP in inglese, con l'opzione "tastiera portoghese". In uno questi internet cafè accompagnai qualche mio amico in visita qui a Nampula, e non vi dico i "fulmini" tirati in quei trenta minuti di tempo passati davanti al video.

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Io sono cliente di un locale magazzino di edilizia ed affini (qui le chiamano "Ferragens"), il quale da novembre è servito da una rete di computer per compilare le varie fatture da rilasciare ai clienti, tipo le nostre "bolle" di accompagnamento e controllo magazzino, che vengono realizzate con un programma dedicato. Son già due volte che trovo tutto bloccato... Windows XP si bloccava e si ritornava ancora alla "santa manina" per la compilazione delle bolle. Ho parlato con il titolare e mi ha detto che sono problemi legati alla tensione elettrica molto fluttuante. Di Linux non ne sa niente. La rete è formata da sette computer, senza server. Robe da chiodi.

Linux lo conosce chi ha fornito i computer al magazzino sopracitato: questo signore si è affrettato a chiedermi il mio numero di telefono e a darmi il suo.
Chi vende computer e possiede un negozio, alla mia domanda se conoscesse Linux, mi ha guardato con la faccia da fuso di testa.
Qualcuno la spara dicendo: "Ah, sì, quel programma nuovo per Windows!".
Qualcuno, più erudito, afferma che ne ha sentito parlare e si difende dicendo che non trova il tempo per approfondire il tema.

Problemi? No! Come dicevo, è del tutto normale se una cosa non funziona; si aspetta.
Qualcosa di meglio? Verrebbe da dire che per la gente comune il meglio non esiste e se esiste non si hanno i mezzi per accedervi.
La gente facoltosa non vuole preoccuparsi di che sistema operativo gira sul proprio computer, come non si preoccupa di quel dispositivo della propria fuoristrada o fuoriserie che non userà mai. E chi lo userebbe non se lo può permettere.

Dato che l'ottanta per cento del bilancio statale è supportato dagli aiuti umanitari ho fatto un'indagine sull'apparato informatico di chi si occupa di aiutare la popolazione del Mozambico. Molti lavorano con i portatili per sopperire alle deficienze energetiche, con qualche dispositivo per stabilizzare un poco le oscillazioni di tensione ed avere un minimo di trasportabilità, specialmente per i frequenti interventi sul sistema operativo.
Gli altri computer, i desktop, sono corredati da piccoli dispositivi di stabilizzazione di vario tipo. Generalmente queste piccole "centrali" sono formate da varie apparecchiature accoppiate: un UPS con in entrata l'uscita di uno stabilizzatore elettromeccanico ed una scheda elettronica per la gestione del tutto.

Come dicevo, hanno accesso al computer i facoltosi del luogo o le varie organizzazioni che ruotano attorno allo sviluppo del paese: in quest'ultimo caso le apparecchiature spesso sono importate dalle stesse, già funzionanti e configurate. Il personale addetto ai lavori il più delle volte ha il programmino che fa al caso proprio, che parte automaticamente su piattaforma Microsoft.
I tecnici dell'assistenza computer, quelli della "faccia da fuso", a malapena riescono a farti funzionare il modem.
Personalmente ho portato un computer in uno di questi centri di assistenza per la formattazione del disco perché, visto che con l'inglese a quel tempo avevo più problemi di ora, non volevo rischiare. Alla fine gli ho fatto io il lavoro, appoggiandomi a loro per la traduzione. Si sono giustificati affermando che non è un lavoro di tutti i giorni. Bah...

Per la licenza? Nessun problema: una sola serve per tutta la clientela e per molti altri. La polizia per i controlli di "proprietà intellettuale"? Mettetevi a ridere. La polizia il più delle volte non sa che esistono i computer e se lo sa non è un problema suo. E non penso che Microsoft sia interessata a spingere per ottenere dei controlli. Questo significa l'ennesimo monopolio, dopo quello degli alimentari e dei detergenti.
Come dicevo, la maggioranza delle persone qui in Mozambico è già abituata a tutto questo e ormai non ci fa più caso.

Parlando di scuole, dobbiamo occuparci delle secondarie. Per intenderci, dalla decima in su, ossia due anni dopo le nostre medie: i tre computer presenti in questo istituto hanno un sistema operativo Microsoft Windows 98.
Nella locale università la musica non cambia, così come nella neonata facoltà di informatica.
In questo quadro, normale per questi luoghi, ho provato a chiedere in alcune scuole se conoscevano Linux. Buio pesto.

Anche ai Padri missionari ho fatto la domanda di cui sopra: c'è chi più o meno conosce Linux, ma lo tratta come una "reliquia" non per tutti, che deve essere utilizzata da persone particolari.
Tra di loro c'è anche chi crede fermamente che quando il Software Libero avrà preso piede succederà la stessa storia che succede con quello proprietario.
Come vedete l'ignoranza informatica regna sovrana. Per contro, la gente normale, che non si cura di questi affanni tecnologici, si vede sempre allegra e molto affabile.

Durante questi miei sondaggi ho avuto delle richieste di installazione di Linux su qualche computer, da parte di persone che sono stanche dei continui disagi per l'aggiornamento dell'antivirus (ad ogni modo c'è chi lo aggiorna e chi no) ed in special modo dei continui blocchi di sistema.
Probabilmente ha rivestito un ruolo di primaria importanza la fiducia che ripongono in me.
Ho rifiutato perché non mi sento pronto per fornire un'assistenza adeguata, benché io sia convinto della bontà di Linux. Gli smanettoni ci sono anche qui (i vescovi in primis) e se dovessero incappare in qualche disastro mi troverei da solo e subissato di richieste di aiuto; con il pochissimo tempo libero che ho sarebbe una tragedia.

Sebbene questo reportage possa sembrare la relazione di un disastro, dalle risposte alle domande che ponevo ai vari intervistati ho visto un certo interesse per l'informatica libera, specialmente nei padri missionari, abituati a servirsi di "quello che passa il convento". Il problema è sempre lo stesso: si vorrebbe la macchina pronta, girare la chiave e partire. Al filtro, all'acqua, all'olio, alle gomme e a tutto il resto ci dovrebbe pensare il meccanico. E invece non dovrebbe essere così, sia in meccanica che in informatica. Ma vi ho già descritto come gira da queste parti.
Ho bisogno di tempo per elaborare la cosa, per pianificare un'azione, ma non rinuncio alla sfida di introdurre il Software Libero in Mozambico.



L'autore

Giancarlo Pegoraro è un missionario laico operante in Mozambico, dove si occupa prevalentemente di impianti idraulici ed elettrici.


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