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Editoriale


50!

50!

No, non è l'incipit della mitica canzone sulla Vespa. E' proprio il numero con cui contrassegnamo questo PLUTO Journal, il numero 50. Adesso dovrebbe seguire un classico sermone autocelebrativo che spieghi come siamo stati bravi, buoni e belli. Semplicemente, invece, diremo come stanno le cose, in maniera il più possibile oggettiva. Sono passati quasi dodici anni dal primo numero (novembre/dicembre 1995) e tante persone, tanti amici, hanno fatto parte della redazione del giornale. C'è chi si è limitato a contribuire con un pezzo per poi sparire nel nulla, c'è chi ha corretto la bozza di un solo articolo e poi non si è fatto più sentire. Altri, invece, hanno stretto un rapporto di amicizia e collaborazione più duraturo, che è andato avanti negli anni con proficua soddisfazione di tutti. Svariati direttori e vicedirettori si sono succeduti alla guida del progetto, imprimendo ad esso il proprio stile e il proprio punto di vista.

Ad alcuni di essi è toccato il penoso compito di scrivere un editoriale sulla scomparsa di qualche amico che lottava per la determinazione del software libero nel mondo dell'informatica e in quello di tutti i giorni: sono stati momenti strazianti, di profondo dolore, che hanno riportato alla memoria il fatto che nessuno è eterno e che purtroppo un giorno o l'altro ci toccherà andare a prestare servizio a tempo pieno per il grande architetto di tutto quello che vediamo (e che non vediamo, ma che comunque c'è intorno a noi).

Proprio il fatto che l'adesione al progetto (il Journal è uno dei progetti del PLUTO) sia libera e volontaria, ha fatto sì che decine di persone, delle più disparate estrazioni ed età anagrafiche, abbiano deciso di dare il proprio contributo alla causa del software libero: sono sicuro che questo "melting pot" sia stato uno dei punti di forza del giornale, ma anche un piccolo tallone d'Achille: fare uscire un numero del Journal è sempre stato come giocare a poker, legato quindi alle carte che si avevano in mano in un determinato momento, il che rendeva praticamente improponibile la possibilità di effettuare una pianificazione ben strutturata. Non dimentichiamo che chi dà il proprio contributo lo fa nel proprio tempo libero, che può essere variabile da qualche ora a qualche giorno, oppure non esserci proprio o quasi, per mesi.

Eccoci qui, dopo cinquanta numeri: un po' vecchiotti ma sempre belli arzilli. Soffiamo sulle candeline e andiamo avanti: la casa di riposo è ancora lontana!

Buona lettura!

Simone Stevanin


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