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Debian Tutorial
Capitolo 4 - I fondamenti


4.1 La riga di comando e le pagine man

Abbiamo già discusso la riga di comando, che è costituita dai comandi che si inseriscono dopo il prompt della shell. Questa sezione descrive la struttura di righe di comando più complesse.

Una riga di comando minimale contiene solo un nome di un comando, come whoami; ma sono possibili altre cose. Per esempio si potrebbe digitare:

     man whoami

Questo comando richiama il manuale in linea per il programma whoami (per scorrere attraverso la documentazione premere la barra spaziatrice o premere il tasto q per uscire). Un esempio più complesso:

     man -k Postscript

Questa riga di comando è composta da tre parti. Inizia con il nome del comando, man. Poi ha una opzione o switch, -k, seguita da un argomento, Postscript. Alcune persone si riferiscono ad ogni cosa eccetto al nome del comando come parametri del comando. Così le opzioni e gli argomenti sono entrambi parametri.

Le opzioni cambiano il comportamento di un comando, attivando particolari caratteristiche o funzionalità. Di solito le opzioni sono precedute da un -. Le utilità di GNU hanno anche una "forma estesa" per le opzioni; la forma estesa di -k è --apropos. Digitare man -h o man --help per ottenere una lista completa di opzioni per il comando man. Ogni comando avrà il proprio insieme di opzioni, comunque la maggior parte dei comandi avrà le opzioni --help e --version. Alcuni comandi sono bizzarri; tar, per esempio, non richiede il - prima delle sue opzioni, per motivi storici.

Ogni cosa che non è una opzione e non è un nome di un comando è un argomento. In questo caso, l'argomento è Postscript. Gli argomenti possono servire a vari scopi; nella maggior parte dei casi, sono nomi di file su cui il comando dovrebbe svolgere delle operazioni. In questo caso, Postscript è la parola che il programma man ricercherà. Nel caso del comando man whoami, l'argomento era il comando su cui si volevano delle informazioni.

Sezionando la riga di comando man -k Postscript:

Procedere digitando man -k Postscript; si vedrà una lista di tutte le pagine di manuale presenti sul proprio sistema che hanno qualcosa a che fare con Postscript. Se non c'è molto software installato, si potrebbe invece vedere Postscript: nothing appropriate.


4.1.1 Descrizione della riga di comando

Nota: Questa è una sezione che si può saltare, se si vuole proseguire.

C'è un modo tradizionale e conciso di descrivere la sintassi di un comando [4] che si dovrebbe conoscere. Per esempio, se si digita man man si ottiene la pagina di manuale riguardo man, si vedono diverse descrizioni di sintassi che iniziano con il nome del comando man. Una di queste appare come segue:

      man -k [-M path] keyword ...

Ogni cosa racchiusa tra le parentesi ([]) è una unità opzionale. Così non si è obbligati ad usare l'opzione -M, ma se lo si fa, si deve usare un argomento path, percorso. Si deve usare l'opzione -k e l'argomento keyword, parola chiave. I tre punti, ..., significano che si può ripetere più volte qualsiasi cosa che li precede; perciò si potrebbero cercare diverse parole chiave.

Si osservi una delle descrizioni più complesse dalla pagina di manuale di man:

       man  [-c|-w|-tZT  device]  [-adhu7V] [-m system[,...]] [-L
            locale] [-p string] [-M path] [-P pager] [-r  prompt]  [-S
            list] [-e extension] [[section] page ...] ...

Non è necessario spiegare tutto (e non c'è da preoccuparsi del significato di ogni cosa), ma si faccia attenzione all'organizzazione della descrizione.

Primo, usualmente insiemi di opzioni significano che si può usare una o più di esse in differenti combinazioni; perciò -adhu7V significa che si può usare anche -h. Comunque, non si può sempre usare tutte le combinazioni; questa descrizione non è molto chiara in merito. Per esempio, -h è incompatibile con altre opzioni, ma si potrebbe digitare il comando man -du. Sfortunatamente il formato della descrizione non chiarisce questo punto.

Secondo, il simbolo | significa "o". Così si può usare o l'opzione -c o -w o le opzioni -tZT, seguite dall'argomento device.

Terzo, si noti che è possibile "nidificare" le parentesi dato che indicano un'unità opzionale. Così se si ha una sezione, si deve anche avere una pagina, dato che la pagina non è opzionale all'interno della unità [[section] page].

Non è necessario memorizzare tutto questo, basta riferirsi a questa sezione quando si legge la documentazione.


4.2 File e directory


4.2.1 Introduzione ai file

I file rappresentano un mezzo per memorizzare ed organizzare informazioni, analogamente ai documenti di carta. I file sono organizzati dentro directory, che sono anche chiamate cartelle su alcuni altri sistemi operativi. Guardiamo l'organizzazione dei file in un sistema Debian:

/

Un semplice / rappresenta la directory root. Tutti gli altri file e directory sono contenuti nella directory root. Se si proviene dal mondo DOS/Windows, / è molto simile a quello che C: è per il DOS, cioè la radice (root) del filesystem. Tuttavia c'è una notevole differenza tra il DOS e Linux: il DOS mantiene diversi filesystem: C: (primo hard disk), A: (primo floppy disk), D: (CD-ROM o secondo hard disk) mentre Linux ha tutti i suoi file organizzati sotto la stessa radice /. Per ulteriori dettagli vedere mount e il file /etc/fstab, Sezione 13.2.

/home/janeq

Questa è la directory home dell'utente "janeq". Per ottenere questa directory, leggendo da sinistra verso destra, si inizia nella directory root, si entra nella directory home, poi si entra nella directory janeq.

/etc/X11/XF86Config

Questo è il file di configurazione per il sistema X Window. Esso è localizzato nella sottodirectory X11 della directory /etc; /etc è, a sua volta, una sottodirectory della directory root, /.

Cose da notare:

Non c'è da preopcupparsi se tutto questo non è ancora completamente chiaro. Ci sono molti esempi che verranno forniti successivamente.


4.2.2 Usare i file: un tutorial

Per usare il proprio sistema si deve sapere come creare, muovere, rinominare e rimuovere file e directory. Questa sezione descrive come svolgere queste operazioni con i comandi standard Debian.

Il miglior modo per imparare è quello di provare le cose. Fintanto che non si è root (e non si sono ancora creati file personali importanti), non c'è niente che si possa rovinare seriamente. Buttiamoci: digitare ognuno di questi comandi al prompt e premere Invio:

  1. pwd

    C'è sempre una directory considerata la directory di lavoro attuale per la shell che si sta usando. Si può vedere questa directory con il comando pwd, il cui nome deriva da Print Working Directory (stampa la directory di lavoro). pwd stampa il nome della directory in cui si sta lavorando: probabilmente /home/proprionome.

  1. ls

    ls sta per "list" (elenca), come in "elenca i file". Quando si digita ls, il sistema mostra una lista di tutti i file nella propria directory di lavoro attuale. Se Debian è stata appena installata, la propria directory home potrebbe essere vuota. Se la propria directory di lavoro è vuota, ls non produce alcun output, dato che non ci sono file da elencare.

  1. cd /

    cd significa Change Directory (cambia directory). In questo caso, si è chiesto di cambiare directory alla directory root.

  1. pwd

    Verificare che si sta ora lavorando nella directory root.

  1. ls

    Vedere cosa c'è in /.

  1. cd

    Digitando cd senza alcun argomento si seleziona la propria directory home come directory di lavoro attuale: /home/proprionome. Provare pwd per verificarlo.

Prima di continuare, si dovrebbe sapere che ci sono in effetti due tipi differenti di nome di file. Alcuni di questi iniziano con il carattere /, la directory root, come /etc/profile. Questi sono chiamati nomi di file assoluti perché si riferiscono allo stesso file, indipendentemente dalla propria directory attuale. L'altro tipo di nome di file è quello relativo.

Le due directory che si chiamano . e .. sono usate solo nei nomi di file relativi. La directory . si riferisce alla directory attuale e .. è la directory genitrice. Queste sono delle directory "scorciatoia". Esistono in ogni directory. Anche la directory root ha una directory genitrice: essa è genitrice di se stessa!

Così nomi di file che includono un . o .. sono relativi, perché il loro significato dipende dalla directory attuale. Se ci si trova in /usr/bin e si digita ../etc, allora ci si riferisce alla directory /usr/etc. Se ci si trova in /var e si digita ../etc, allora ci si riferisce alla directory /etc. Si noti che un nome di file senza la directory root all'inizio implicitamente ha un ./ all'inizio. Perciò si può digitare local/bin o ./local/bin ed è la stessa cosa.

Un utile consiglio finale: la tilde ~ è equivalente alla propria directory home. Così, digitare cd ~ è la stessa cosa che digitare cd senza nessun argomento. Inoltre, si può digitare qualcosa come cd ~/pratica/miasottodirectory per spostarsi alla directory /home/proprionome/pratica/miasottodirectory. In un modo analogo, ~vincent è equivalente alla directory home dell'utente "vincent", che è probabilmente qualcosa come /home/vincent; perciò ~vincent/docs/debian.ps è equivalente a /home/vincent/docs/debian.ps.

Di seguito ci sono altri comandi per i file da provare, ora che si conoscono i nome di file relativi. Digitare cd per spostarsi alla propria directory home prima di iniziare.

  1. mkdir pratica

    Crea, nella propria directory home, una directory chiamata pratica. Questa directory verrà usata per provare alcuni altri comandi. Si può digitare ls per verificare che la propria nuova directory esiste.

  1. cd pratica

    Cambia la directory in pratica.

  1. mkdir miasottodirectory

    Crea una sottodirectory di pratica.

  1. cp /etc/profile .

    cp è l'abbreviazione di "copy" (copia). /etc/profile è solamente un file sul proprio sistema scelto casualmente, per ora non ci si preoccupi di che file esso sia. È stato copiato nella directory .; ci si ricordi che . significa solamente "la directory in cui ci si trova al momento" o directory di lavoro attuale. Così è stata creata una copia del file /etc/profile ed è stata messa nella propria directory pratica. Provare a digitare ls per verificare che c'è veramente un file chiamato profile nella propria directory di lavoro, insieme alla nuova miasottodirectory.

  1. more profile

    Vedere il contenuto del file profile. more è usato per vedere il contenuto di file di testo. È chiamato more (di più, ancora) perché mostra il file una schermata alla volta e premendo la barra spaziatrice si vede ancora un'altra schermata. more uscirà quando si arriva alla fine del file o quando si digita q ("quit", esci).

  1. more /etc/profile Verificare che il file originale è proprio come la copia appena fatta.

  1. mv profile miasottodirectory

    mv significa "move" (muovere). Con questo comando si muove il file profile dalla directory attuale all'interno della sottodirectory creata precedentemente.

  1. ls

    Verificare che il file profile non si trova più nella directory attuale.

  1. ls miasottodirectory

    Verificare che il file profile è stato spostato in miasottodirectory.

  1. cd miasottodirectory

    Spostarsi nella sottodirectory.

  1. mv profile mioprofile

    Si noti che, diversamente da alcuni sistemi operativi, non c'è alcuna differenza tra muovere un file e rinominarlo. Così non esiste un comando rename separato. Si noti che il secondo argomento di mv può essere una directory in cui muovere il file o la directory oppure un nuovo nome di file. cp funziona nello stesso modo.

    Come al solito, si può digitare ls per vedere il risultato di mv.

  1. mv mioprofile ..

    Proprio come . significa "la directory in cui ci si trova al momento", .. significa "il genitore della directory attuale", in questo caso la directory pratica creata precedentemente. Usare ls per verificare che quella è la directory dove si trova il file mioprofile in questo momento.

  1. cd ..

    Cambiare la directory alla directory genitrice, in questo caso pratica, dove si è appena messo il file mioprofile.

  1. rm mioprofile

    rm significa "remove" (rimuovere): questo cancella il file mioprofile. Fare attenzione! Cancellare un file su un sistema GNU/Linux è definitivo: non esiste un comando undelete. Se si esegue rm su un file, esso è andato, per sempre. Ripeto, fare attenzione! Cancellare un file su un sistema GNU/Linux è definitivo: non esiste un comando undelete. Se si esegue rm su un file, esso è andato, per sempre.

  1. rmdir miasottodirectory

    rmdir è esattamente come rm, solo che è un comando per le directory. Si noti che rmdir funziona solo su directory vuote: se la directory contiene dei file, è necessario cancellare prima questi file o, in alternativa, usare rm -r al posto di rmdir.

  1. cd ..

    Uscire dalla directory attuale ed entrare nella sua directory genitrice. Ora si può digitare:

  1. rmdir pratica

    Questo eliminerà gli ultimi residui della propria sessione di pratica.

Così ora si sa come creare, copiare, muovere, rinominare e rimuovere file e directory. Si sono anche imparate alcune scorciatoie, come digitare semplicemente cd per saltare alla propria directory home e . e .. per riferirsi rispettivamente alla directory attuale e alla sua genitrice. Si dovrebbe anche ricordare il concetto della directory root, o /, e l'alias ~ per la propria directory home.


4.3 Processi

Precedentemente abbiamo menzionato che GNU/Linux è un sistema multitasking. Può svolgere molti compiti nello stesso momento. Ognuno di questi compiti è chiamato processo. Il modo migliore per avere un'idea di ciò è di digitare top al prompt della shell. Si ottiene un elenco di processi, ordinati in base alla percentuale del tempo di elaborazione del computer che stanno usando. L'ordine cambierà continuamente davanti ai propri occhi. Nella parte più alta dello schermo, ci sono alcune informazioni riguardo al sistema: quanti utenti sono autenticati sul sistema, quanti processi ci sono in totale, quanta memoria è disponibile e quanta se ne sta usando.

Nell'ultima colonna a sinistra, si vede il nome dell'utente proprietario di ogni processo. L'ultima colonna a destra mostra quale comando ha invocato il processo. Probabilmente si noterà che top stesso, che si è appena invocato, è vicino alla parte più alta della lista (dato che ogni volta che top verifica l'uso della CPU, esso sarà attivo e starà usando la CPU per la verifica).

Si notino tutti i comandi che terminano con la lettera d, come kflushd e inetd, la d sta per demone[7]. Un demone è un processo non-interattivo, cioè viene eseguito dal sistema e gli utenti non devono mai preoccuparsi al riguardo. I demoni forniscono servizi come la connettività internet, la stampa o la posta elettronica.

Ora premere u e fornire a top il proprio nome utente quando lo richiede. Il comando u chiede di vedere solo quei processi appartenenti a se stessi; esso permette di ignorare tutti i demoni e che cosa stiano facendo gli altri utenti. Si può notare anche bash, il nome della propria shell. Praticamente sempre si avrà bash in esecuzione.

Si noti che la seconda colonna della schermata di top mostra il PID, o Process IDentification number (numero di identificazione del processo). A ogni processo è assegnato un PID univoco. Si può usare il PID per controllare i singoli processi; più informazioni verranno date in seguito. Un altro trucco utile: digitare "?" per ottenere un elenco dei comandi di top.

È possibile chiedersi che differenza ci sia tra un "processo" e un "programma"; in pratica le persone usano i termini in modo intercambiabile. Tecnicamente, il programma è l'insieme di istruzioni scritte da un programmatore e memorizzate sul disco. Il processo è l'istanza funzionante del programma tenuta in memoria da Linux. Ma non è così importante mantenere i termini distinti.

Molta della interazione con un computer comporta il controllo di processi. Si vorrà avviarli, bloccarli e vedere che cosa stiano facendo. Lo strumento principale per questo scopo è la shell.


4.4 La shell

La shell è un programma che permette di interagire con il proprio computer. È chiamata shell (conchiglia) perché fornisce un ambiente dentro cui lavorare: una specie di piccola casa elettronica per l'utente mentre usa il computer. (Si pensi a un granchio eremita.)

La funzione più semplice della shell è quella di lanciare altri programmi. Si digita il nome del programma che si vuole eseguire, seguito dagli argomenti desiderati, e la shell chiederà al sistema di eseguire il programma per l'utente.

Naturalmente, anche i sistemi grafici a finestre soddisfano questa necessità. Tecnicamente, Windows 95 fornisce una shell grafica e il Sistema X Window è un altro tipo di shell grafica, ma il termine "shell" è comunemente usato per indicare la "shell a riga di comando."

Inutile dire che gli hacker che lavorano sulle shell non si accontentano di lanciare semplicemente dei comandi. La propria shell ha un numero sconcertante di utili funzionalità se si vuole sfruttarle.

Sono disponibili innumerevoli shell differenti; la maggior parte è basata sulla shell Bourne o sulla shell C, due delle shell più vecchie. Il nome del programma originale della shell Bourne è sh mentre csh ` la shell C. Le varianti della shell Bourne includono la Bourne Again Shell del progetto GNU (bash, la shell predefinita di Debian), la shell Korn (ksh) e la shell Z (zsh). C'è anche ash, una implementazione tradizionalista della shell Bourne. La variante più comune della shell C è tcsh (la t è un tributo ai sistemi operativi TENEX e TOPS-20, che hanno ispirato alcuni dei miglioramenti di tcsh rispetto a csh).

Bash è probabilmente la scelta migliore per i nuovi utenti. È la shell predefinita e ha tutte le caratteristiche di cui si avrà verosimilmente bisogno. Ma tutte le shell hanno seguaci fedeli; se si vuole sperimentare, installare alcuni pacchetti di shell differenti e cambiare la propria shell con il comando chsh. Digitare semplicemente chsh, fornire una password quando richiesta e scegliere una shell. Al successivo login, si userà la nuova shell.


4.5 Gestire i processi con Bash

Debian è un sistema multitasking, perciò è necessario un modo per fare più cose alla volta. Gli ambienti grafici come X forniscono un modo naturale per far questo; permettono finestre multiple nello schermo nello stesso momento. Naturalmente, Bash (o qualsiasi altra shell) fornisce possibilità analoghe.

Precedentemente è stato usato top per vedere i diversi processi sul sistema. La propria shell fornisce alcuni modi opportuni per tenere traccia solamente di quei processi che sono stati avviati dalla riga di comando. Ogni riga di comando avvia un job, compito, (chiamato anche process group) che deve essere eseguito dalla shell. Un job può consistere di un singolo processo o di un insieme di processi in una pipeline; in seguito saranno date più informazioni sulle pipeline.

L'inserimento di una riga di comando avvierà un job. Provare a digitare man cp e la pagina di manuale di cp apparirà sullo schermo. La shell andrà in "background", sullo sfondo, e ritornerà quando si sarà finito di leggere la pagina di manuale (o verrà digitato q per uscire invece di scorrere l'intero testo).

Ma si potrebbe leggere la pagina di manuale e volere fare qualcos'altro per un minuto. Nessun problema. Digitare C-z mentre si sta leggendo per sospendere l'attuale job in primo piano e mettere invece la shell in primo piano. Quando si sospende un job, Bash fornisce prima alcune informazioni su di esso e poi un prompt di shell. Si vedrà sullo schermo qualcosa di simile a questo:

     NAME
            cp - copy files
     
     SYNOPSIS
            cp [options] source dest
            cp [options] source... directory
            Options:
            [-abdfilprsuvxPR]  [-S backup-suffix] [-V {numbered,exist­
            ing,simple}]   [--backup]   [--no-dereference]   [--force]
            [--interactive] [--one-file-system] [--preserve] [--recur­
            sive]  [--update]   [--verbose]   [--suffix=backup-suffix]
            [--version-control={numbered,existing,simple}] [--archive]
            [--parents] [--link]  [--symbolic-link]  [--help]  [--ver­
            sion]
     
     DESCRIPTION
     --More--
     [1]+  Stopped                 man cp
     $

Si notino le ultime due righe. La penultima rappresenta le informazioni sul job e poi c'è un prompt di shell.

Bash assegna un numero di job ad ogni riga di comando che si esegue dalla shell. Questo permette di riferirsi facilmente al processo. In questo caso, man cp è il job numero 1, visualizzato come [1]. Il segno + significa che questo è il job che è stato in primo piano per ultimo. Bash comunica anche lo stato attuale del job: Stopped (sospeso) e la riga di comando del job.

Ci sono molte cose che si possono fare con i job. Con man cp ancora sospeso, provare questo:

  1. man ls

    Avviare un nuovo job.

  1. C-z

    Sospendere il job man ls premendo il tasto Control e la z minuscola; si dovrebbero vedere le informazioni su questo job.

  1. man mv

    Avviare ancora un altro job.

  1. C-z

    Sospenderlo.

  1. jobs

    Domandare a Bash di visualizzare gli attuali job:

         $ jobs
         [1]   Stopped                 man cp
         [2]-  Stopped                 man ls
         [3]+  Stopped                 man mv
         $
    

    Si notino i segni - e +, che denotano rispettivamente il penultimo e l'ultimo job in primo piano.

  1. fg

    Mettere l'ultimo job in primo piano (man mv, quello con il segno +), nuovamente in primo piano. Se si preme la barra spaziatrice, la pagina di manuale continuerà a scorrere.

  1. C-z

    Sospendere nuovamente man mv.

  1. fg %1

    È possibile riferirsi a qualsiasi job mettendo un segno % davanti al suo numero. Se si usa fg senza specificare un job, si suppone si tratti dell'ultimo attivo.

  1. C-z

    Sospendere nuovamente man cp.

  1. kill %1

    Uccidere il job 1. Bash riporterà le informazioni sul job:

         $ kill %1
         [1]-  Terminated              man cp
         $
    

    Bash sta solamente chiedendo al job di chiudersi e qualche volta un job non vorrà farlo. Se il job non termina, si può aggiungere l'opzione -9 al comando kill per passare dal chiedere al pretendere. Per esempio:

         $ kill -9 %1
         [1]-  Killed                  man mv
         $
    

    L'opzione -9 uccide forzatamente e incondizionatamente il job. [8]

  1. top

    Visualizzare nuovamente la schermata di top. Dare il comando u in top per vedere solo i propri processi. Cercare nella colonna di destra i comandi man ls e man mv. man cp non appare in quanto è stato ucciso. top mostra i processi del sistema corrispondenti ai propri job; notare che il PID, sulla parte sinistra dello schermo non corrisponde al numero di job.

    Si potrebbe non riuscire a trovare i propri processi perché essi si trovano più in basso del fondo dello schermo; se si sta usando X, si può ridimensionare xterm per risolvere questo problema.

    Anche questi semplici job consistono in realtà di processi multipli, incluso il processo man e il paginatore more che gestisce lo scorrimento di una pagina alla volta. Si può notare che i processi di more sono anch'essi visibili in top.

Probabilmente si può immaginare come eliminare i due rimanenti job. È possibile sia ucciderli entrambi (con il comando kill) o mettere ognuno in primo piano (con fg) e uscire. Ricordarsi che il comando jobs fornisce la lista dei job esistenti e il loro stato.

Una nota finale: la documentazione per Bash è molto buona, ma si trova nel sistema di aiuto Info invece che nelle pagine di manuale. Per leggerla, digitare info bash. Vedere Usare info, Sezione 5.2 per le istruzioni sull'uso del programma info. Bash contiene anche un buon sommario dei suoi comandi accessibile dal comando help. help mostra una lista di argomenti disponibili; più informazioni riguardo ad ognuno di questi sono accessibili con il comando help nomeargomento. Provare a digitare

     help cd

per esempio. Questo fornisce i dettagli sugli argomenti -P e -L riconosciuti da cd.


4.6 Alcune caratteristiche della Bash

Questa sezione menziona solo alcune delle caratteristiche della Bash più comunemente usate; per una analisi più completa, vedere Usare la shell, Capitolo 6.


4.6.1 Completamento dei comandi con Tab

La shell Bash può indovinare quale nome di file o comando si sta provando a digitare e finire automaticamente di digitarlo. Digitare solo l'inizio di un comando o di un nome di file e premere il tasto TAB. Se la Bash trova un solo e unico completamento, allora finisce la parola mettendo uno spazio dopo di essa. Se invece trova diversi completamenti possibili, riempie la parte che tutti i completamenti hanno in comune ed emetterà un avviso sonoro. Poi si possono inserire altri caratteri per rendere la parola unica e premere TAB ancora. Se la Bash non trova nessun completamento, emette semplicemente un avviso sonoro.


4.7 Gestire la propria identità

I sistemi simili a Unix sono multiutente e così si ha la propria identità elettronica come utente del sistema. Digitare finger proprionomeutente per dare uno sguardo ad alcune informazioni riguardo se stessi che sono pubblicamente disponibili. Per cambiare il nome e la shell elencati lì, si possono usare rispettivamente i comandi chfn e chsh. Solo il superutente può cambiare i propri login (nomeutente) e directory. Si può notare che c'è scritto "No plan": un "plan" è fatto solo da alcune informazioni personali che si possono rendere disponibili agli altri. Per creare un plan, mettere qualsiasi informazione che si vuole rendere visibile alle persone in un file chiamato .plan; per fare questo, si deve usare un editor di testo (vedere Creare e modificare file di testo, Capitolo 8). Poi, per vedere il proprio plan, eseguire finger su se stessi. Altri possono eseguire finger per vedere il plan di un utente e per verificare se ha ricevuto nuova posta o ha letto la propria posta.

Si noti che le informazioni fornite da finger sono disponibili in modo predefinito a tutta Internet. Se non lo si desidera, leggere come configurare inetd e il file /etc/services; alla fine il manuale di installazione descriverà questa configurazione, per ora si può provare ad usare le pagine di manuale o si metta qualcosa di non significativo al posto delle proprie informazioni di finger.


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Debian Tutorial

30 settembre 2007

Havoc Pennington hp@debian.org